Il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha cambiato le norme per l'utilizzo della parola “latte”. Le norme vanno a tutelare le denominazioni lattiero casearie: si è deciso di non chiamare più con il nome latte le bevande vegetali, come ad esempio, quelle a base di mandorla, avena o soia. L'obiettivo è quello di andare a tutelare chi effettivamente realizza il latte, così come lo conosciamo. Cioè, si vuole tutelare l'unicità dei prodotti lattiero caseari come formaggio, burro o yogurt e la stessa parola latte. L'Unione Europea, già dal 2017, aveva iniziato questo percorso di modifica normativa per la tutela di tali prodotti. Del resto, si vuole andare a tutelare questo ambito in quanto le alternative sono diventate sempre più dominanti anche nella cultura culinaria mondiale. Infatti, le alternative al latte si riflettono nella scelta delle salse e in tutti i derivati. Alcuni siti di cucina, come Gustissimo, affiancano alla ricetta della besciamella tradizionale quella delle besciamelle vegetali e vegane, dal gusto decisamente diverso. Ma, anche così, la necessità di salvaguardare l'unicità dei prodotti caseari rimane irrisolta, per cui si è deciso di muoversi a livello amministrativo e legislativo in tal senso. Scopriamo in che modo.
La nuova legge europea sulla parola latte
Nel 2021 il Parlamento Europeo ha pubblicato la nuova legge che vieta l'uso del nome latte per prodotti a base di mandorla, avena, soia, riso e altri derivati di origine non animale. L'obiettivo è quello di tutelare la denominazione lattiero casearia in Europa con un'idea che è già nata nel 1987 e si sta diffondendo sempre di più negli ultimi anni. Infatti, in realtà, sul caso l'assist è arrivato dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea che aveva confermato la tutela delle denominazioni lattiero casearie con diverse sentenze. L'ultima è stata quella di Tofu Town. In questa sentenza il Giudice aveva rimarcato il divieto europeo di uso delle denominazioni lattiere anche per i prodotti a base vegetali che non avevano specificata l'origine e la natura stessa “vegan” del prodotto. Se è vero che in Italia vi sono una serie di eccezioni per tali prodotti, come ad esempio, per il burro di cacao, latte di cocco, latte di mandorla, però, in realtà, non è più possibile oggi parlare di latte vegetale.
Qual è il mercato delle bevande vegetali
Il mercato delle bevande vegetali è molto diffuso in quanto alimentato sia dal veganesmo che dalle intolleranze sempre più diffuse al lattosio. In Europa, nel 2019, secondo le stime diffuse dagli esperti, il mercato delle bevande vegetali ha un giro di affari di circa 1,7 miliardi di euro con una percentuale di 14 punti sull'intero settore. A preferire i prodotti vegetali sono coloro che sono allergici o intolleranti al latte vaccino e anche coloro che sono a dieta. Inoltre, la bevanda vegetale chiaramente, è quella preferita dai vegani. Tra le bevande vegetali più in voga vi sono quelle di soia, quelle di mandorla, nonché i prodotti a base di riso e quelli fatti con l'avena.
La tutela dei formaggi veg
L'Unione Europea è intervenuta anche sul altri prodotti come, ad esempio, i formaggi e altri derivati del latte. Infatti, il divieto di paragonarli anche solo da un punto di vista semantico, è assolutamente vietato. Ad esempio, il formaggio veg, ovvero quello che ha origine vegetale, non potrà più essere connotato dalla parola “formaggio”. Inoltre, tali prodotti non si possono paragonare a quelli lattiero caseari in alcun modo. Sarà fatta una distinzione cioè dai prodotti di origine animale e quelli che, invece, hanno un'origine vegana. Non si potrà più parlare, quindi, di tali prodotti in senso errato. Latte e formaggio, così come tutti i derivati si potranno definire tali, solo se saranno di origine animale in alternativa, dovranno essere utilizzati dei nomi alternativi.