Le mille normative che non fanno ripartire le imprese del nord est

La crisi del 2008 è stato devastante per le imprese del nord est. Per la prima volta proprio il territorio dove tante imprese famigliari erano cresciute di anno in anno con una visione padronale dell'azienda. Il fondatore in genere era quello che dettava la visione dell'azienda anche perchè spesso il lavoro non mancava mai, questa era la certezza numero uno. Quindi di anno in anno erano cresciuti gli addetti nell'impresa e i macchinari. Ma quando è arrivata la stretta bancaria e il lavoro di colpo è calato tutti si sono sentiti aprire il terreno sotto i piedi.

Negli anni passati molte imprese hanno dovuto chiudere e le più fortunate, quelle rimaste sul mercato, hanno dovuto ridimensionarsi. Certo, ci sono delle eccezioni; imprese innovative che lavorano a dei prodotti o servizi altamente competitivi e magari ad alto valore aggiunto. Aziende che operano non soltanto a contatto con il territorio ma soprattutto per soggetti importanti globalmente.

E ora? Dopo un decennio dalla crisi che ha provocato un terremoto nel settore economico delle imprese del nord est? Chi è rimasto sul mercato è ripartito con nuove idee e con aziende totalmente riorganizzate. Spesso in questo decennio è avvenuto il passaggio da padre in figlio. Un altro comparto di impresa molto interessante è quello delle startup; a Bologna, Padova, Trento, Bolzano e Trieste sono nati tanti incubatori dove dei giovani talenti provano a costruire la propria idea e a lanciare sul mercato nuovi prodotti o servizi. Spesso scontrandosi con mille normative che limitano l'attuabilità di alcune idee. Proprio per questo motivo, unita all'alta tassazione, spinge molti talenti a optare per incubatori all'estero, come a Berlino, Londra, Amsterdam.

Il governo italiano da parte sua ha cercato di colmare questo gap mettendo mano alle normative e cercando di aiutare le startup a costituirsi più facilmente e ad avere degli sgravi nella tassazione almeno per i primi anni.. D'altra parte è un dato certo che in Italia ci siano alcuni dei talenti migliori per quanto riguarda le nuove tecnologie. Gli sviluppatori italiani sono fra i migliori e fra i più ricercati anche dalle startup straniere. Molti di essi lavorano da remoto anche dal sud d'Italia o anche da paesini della provincia italiana, dove gli affitti sono bassi e c'è, obiettivamente, una qualità di vita molto buona. La cosa importante, e spesso questa è la difficoltà, è che ci sia una connessione molto buona. Molti comuni da questo punto di vista stanno cercando di contrastare lo spopolamento con l'installazione della fibra in modo da poter attrarre giovani che lavorano da remoto con le più grandi aziende presenti nel mondo.

La scommessa è proprio questa; valorizzare il nostro territorio e la nostra qualità di vita attraendo talenti sul territorio e cercando di far capire alle nuove generazioni che il mondo è cambiato. In termini di lavoro e di formazione una cosa è certa: niente sarà come prima.